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francesca: la paura di vivere

FRANCESCA, LA PAURA DI VIVERE

Francesca, una mia paziente, racconta in prima persona il suo percorso di psicoterapia.

Il suo scritto mette in evidenza come dal bisogno di “curare” le sue crisi di panico, alcune fobie e l’ipocondria che l’affliggevano ne sia scaturita la sua “fortuna”. 

Lo scritto è agile, poetico e genuino. Motivato dalla generosità e complicità umana. Francesca ha voluto condividere, con quanti potrebbero averne bisogno,  un’esperienza che per lei ha fatto la differenza.

 

Dopo qualche anno dalla morte di mio padre, non riuscivo a riprendermi, non riuscivo a vivere.  Avevo paura verso qualsiasi cosa, verso gli eventi, ma soprattutto verso le persone, che percepivo come esseri in grado solo di punirmi, accusarmi, deridermi, criticarmi e farmi del male.

Ero triste, ma anche aggressiva. Attaccavo per paura di essere attaccata. Piangevo tanto. Vivevo di sensi di colpa senza nome, di inquietudini e insofferenza.

Questa percezione della vita e del prossimo mi aveva piano piano portato a chiudermi, sia caratterialmente sia a livello sociale; tanto, che non uscivo più da sola, se non per emergenze vere; non guidavo se non su percorsi conosciuti; non entravo in negozi vuoti; non parlavo in pubblico; mi ritiravo dal balcone o dal semplice affaccio di finestra se percepivo l’arrivo di qualcuno che potesse guardarmi; ero perennemente blindata in casa, lontano da occhi altrui, con le tende sempre costantemente tirate, non permettendo così al sole di filtrare né fuori né dentro di me.

Ero oramai ad un punto di non ritorno.  Ho così iniziato a maturare in me il desiderio di liberarmi di tutto quanto mi stava rendendo la vita impossibile;

Avevo però sempre studiato la psicologia per conto mio, letto libri, saggi e studi di psicoterapia: avevo la teoria in mano. Ho sempre creduto che la conoscenza facesse la differenza: ma non avevo la pratica, non avevo i mezzi di chi, padrone della materia, potesse cacciarmi fuori da quel tunnel nero in cui giacevo da troppo tempo. Ero stanca di quella vita e cercavo con tutta me stessa di uscire da quel vicolo cieco.

SENTII DI AVERE BISOGNO DI AIUTO E FU LA MIA FORTUNA. Infatti,  alla fine di quello che io considero non più una psicoterapia ma IL MIO PERCORSO DI CRESCITA PERSONALE,  mi rendo conto che non avevo solo condotto una vita infelice, infelicità aumentata a seguito della perdita di papà:  NON AVEVO MAI VISSUTO, ero solo SOPRAVVISSUTA, che è molto diverso.

Un pomeriggio poi, allo stremo di una nuova crisi di panico, ho detto basta: ho acceso il pc e ho digitato la mia ricerca, ed è apparsa lei: Marcella del Pezzo.

Da sempre malfidata su tutto e tutti sono andata a ricercare tutto di lei, dalla biografia, agli studi, alle esperienze. E soprattutto le testimonianze di chi prima di me l’aveva conosciuta.

Più leggevo e più volevo iniziare quella terapia che tanto rappresentava il mio stato: la terapia LEVA-SPINE, così la chiamava quella Marcella di cui tanto stavo leggendo.

Quando poi, tra le tante cose scritte di lei, lessi dell’approccio olistico, dove il corpo è connesso alle emozioni, allora ho preso il coraggio.

Da sempre avevo creduto alla psicosomatica e al tutto connesso.

Avevo paura sì, lo ammetto, ma cosa avevo da perdere?!

Al massimo o non cambiava nulla o stavo meglio. Il peggio lo conoscevo già e peggio di come stavo non poteva di certo essere.

Marcella mi ha preso per mano e mi ha accompagnato in questo percorso, dove sono riuscita a mettere in gioco in primis me stessa, le mie credenze, il mio essere: fino a permettere alla vera me di riconoscersi e vivere la vita finalmente. Ero me stessa, come sapevo di essere, ma come avevo sempre avuto paura di essere. Il tutto in circa 3 mesi di terapia, per un complessivo di 10/12 sedute circa.

Quel rovo di spine e dolori informi, ad ogni incontro che avevamo, si dipanava sempre un po’ di più; fino a permettere a quel bocciolo di rosa che ero – e che sommerso di spine e rovi nemmeno si intravedeva più – di ricominciare a rivedere se stesso e poi il sole, per crescere e poi sbocciare.

E se tanto è cambiato emotivamente, altrettanto è cambiato fisicamente.

Da sempre in lotta con la bilancia ho sempre alternato periodi di fame nervosa a periodi di digiuni altrettanto dolorosi. Avevo somatizzato dolori e frustrazioni a livello di stomaco e intestino per poi ultimamente sfociare in disturbi ginecologici, con un ciclo irregolare e doloroso. Ad oggi tutto questo sta sparendo, il ciclo è nuovamente regolare e i dolori scomparsi.

Il motivo di questa recensione è semplice. Io mi sono sempre definita “una difficile”, una che necessitava di un professionista con gli attributi. Ero inoltre una persona molto scettica, che difficilmente sarebbe stata convinta dalle “chiacchiere” e dalle recensioni, ma sono la prova-provata non solo dell’abilità di Marcella e la sua competenza a 360°, ma anche che la terapia leva-spine funziona, sulla mente e anche sul fisico.

La ionorisonanza ciclotronica mi ha permesso di ricominciare a vivere quella vita che oramai avevo buttato via e non smetterò mai di ringraziarla.

Funziona perché sul lettino sono riuscita a tirare fuori tutto il dolore per la perdita di mio padre e tutta la rabbia per i miei trascorsi da bambina che ancora nel presente si palesavano, facendomi vedere il nero dove nero non era.

Funziona perché mettere nelle mani di una persona fino a ieri a te sconosciuta la tua vita non è facile, soprattutto per una come me che nel prossimo vedeva solo nemici, ostilità, cattiveria ed orrore.

Funziona perché vivi delle emozioni fortissime e molto molto intense, che nemmeno immaginavo di avere, ma che poi dopo qualche istante ti portano niente altro che benessere e benefici.

Ho riacquistato la postura che avevo e che il dolore e la sofferenza avevano incurvato. Ho riacquistato il sorriso, che reputavo inutile e fuori luogo da mostrare. Ho riacquistato la mia femminilità e il piacere di vedermi bella allo specchio: una bellezza vista da tutti, ma mai da me.

Marcella è riuscita a trovare quella combinazione sconosciuta a tutti e forse anche a me; ha aperto quella corazza che in anni avevo costruito, e con il conforto di una madre prima e l’abbraccio di un’amica poi, ha permesso alla bambina prigioniera in me di sorridere, crescere e finalmente vivere nella primavera fiorita che è la vita.

Certo è che come tutti i percorsi, che siano medici, di benessere o qualsivoglia altra natura, necessita della vera voglia di percorrerlo, e in questo caso della vera voglia di cambiare.

Perché nulla potrà mai avvenire se non siamo noi i primi a volerlo.

La realtà è che un professionista può essere il top di categoria, ma senza il nostro volere lui, aimè, avrà sempre le mani legate.

Francesca X.