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Stress cronico: Diana

Diana si rivolse a me perché le era stato diagnosticato uno stress cronico sia dal medico di famiglia che dal neuropsichiatra cui si era rivolta.

Ciò che a prima vista colpiva maggiormente di lei era il viso spento, il portamento “afflosciato”, nonché la sua mole ed una certa trascuratezza.

Era una signora sulla quarantina, castana, dall’aria dolce ed il fare gentile, anche un po’ troppo, al limite del cerimonioso.

Iniziò subito con lo scusarsi  per il  suo aspetto: non aveva avuto il tempo per andarsi a fare i capelli e le mani e si era messa addosso le prime cose che le erano capitate.

Mi precisò che non era venuta da me per problemi di peso: era venuta dietro consiglio di due medici che le avevano detto che era sull’orlo di un esaurimento nervoso; ed anche del suo dietologo di cui non riusciva a seguire la dieta.

Mi spiegò che era in quello stato perché non riusciva a dir di no a nessuno. Al lavoro, in famiglia, parenti, amici e conoscenti le facevano continue richieste e lei “doveva accontentare tutti”.

Durante una seduta di ipnosi vigile regressiva rivisse un momento per lei tragico: i genitori erano arrabbiati, le tenevano il muso e non le parlavano perché non aveva voluto mangiare il minestrone.

Lei aveva 4/5 anni e si sentiva spaventata a morte perché pensava di aver perso l’amore dei genitori. Si sentiva perduta, smarrita e impaurita: la sua vita non era più al sicuro se loro non l’amavano più.

Raccontò poi che le era riaffiorato alla mente tutto l’episodio a cui non aveva più pensato: aveva tenuto duro con grande coraggio un giorno e mezzo; poi, sopraffatta dall’angoscia, aveva mangiato il minestrone, lo stesso del giorno precedente. I genitori erano tornati come prima.

Capì perché era stata una bambina ed una persona “eccezionalmente buona”: una volta “scampato il pericolo” aveva pensato bene di evitare di riprovare quella paura non contrariando più i genitori. Questa tattica diede ottimi risultati: diventò una bambina molto obbediente di cui i genitori andavano fieri.

Così continuò ad utilizzarla anche da adulta… con il risultato che l’aveva portata a chiedere aiuto.

Durante la seduta si rese conto che:

– i genitori non avrebbero mai smesso di amarla;

– per lei bambina di 4/5 anni era vitale essere sicura del loro amore;

– lei stava agendo con tutti come se fossero i suoi genitori e lei la bimba di allora;

– aveva sentito che “accontentare tutti” era stata per lei una questione di vita o di morte;

– ormai era una donna autosufficiente, di valore, con cui nessuno taglierebbe i ponti per un semplice rifiuto;

– e se qualcuno lo facesse non sarebbe poi la morte di nessuno …

Fu così che riuscì a seguire la dieta prescrittale dal dietologo. Il motivo? Non sentiva più il bisogno di rimpinzarsi ogni volta che le toccava fare favori controvoglia: semplicemente non ne faceva più, in tutta serenità. Le veniva ormai spontaneo dire dei no con cortesia e in tutta tranquillità.

Circa un anno dopo mi telefonò per gli auguri di Natale e mi diede la bella notizia che aveva perso 25 kg, diceva di essermi molto grata perché finalmente aveva “cominciato a vivere”, ed era felicissima.

 

Marcella del Pezzo è psicologa, psicoterapeuta e neuropsicologa iscritta all’Albo professionale dell’Ordine degli Psicologi Psicoterapeuti della regione Lazio con il numero d’ordine 6235, e opera in conformità alle norme di legge vigenti nella regione medesima e nella Repubblica italiana, nonché a quelle del Codice deontologico professionale.

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