insegnanti, che responsabilità!

attacchi di panico a scuola

DANIELA: SCUOLA E ATTACCHI DI PANICO

Quando anni fa venne da me, Daniela era una graziosa adolescente, intelligente, volenterosa e molto matura per la sua età.

Da una parte era l’orgoglio dei suoi genitori, ma dall’altra anche la loro grande preoccupazione. E ciò perché nonostante le sue qualità temevano di doverla  ritirare dalla scuola. Questo significava rinunciare ai loro sogni per il suo futuro. E tutto perché soffriva di attacchi di panico a scuola.

Il problema era che, sia alle elementari che alle medie, non era stata in grado di sostenere un’interrogazione e neppure un compito scritto. Questo accadeva perché in tali occasioni veniva presa da attacchi di panico: eppure ogni giorno andava preparatissima a scuola. Gli insegnanti della scuola dell’obbligo l’avevano mandata avanti sulla fiducia dei genitori, e da quanto potevano intuire sulla sua preparazione.

Ora però era al primo anno delle superiori. E i professori avevano detto chiaramente che, senza almeno delle prove scritte, non potevano promuoverla.

I genitori l’avevano mandata più volte in psicoterapia, ed era sempre emersa la stessa cosa: il problema era scaturito dal comportamento di un’insegnante delle prime classi elementari che le strappava i fogli del quaderno ogniqualvolta vi trovava qualcosa che non la soddisfaceva.

I genitori in effetti ricordavano quanto la bambina era terrorizzata da quell’insegnante, tanto che avevano dovuto cambiarle scuola. Ma gli attacchi di panico non smettevano, perciò pensarono che poteva esserci un’altra ragione. Continuarono così a girare per psicoterapeuti, e arrivarono a me: un’amica di famiglia aveva raccontato che usavo un metodo “che tira fuori le emozioni e le cancella”.

Al primo incontro non sapevo proprio cosa aspettarmi; ma ciò che successe poi superò ogni mia più rosea aspettativa.

Durante la seduta R.E.EM Daniela cominciò a rivivere un episodio di quelli in cui la maestra le aveva strappato i fogli. Risentiva la paura nel petto, e cominciò ad ansimare dicendo: “che vergogna, mi sento morire!”, poi cominciarono ad uscirle le lacrime. Mentre io la rassicuravo, piano piano la respirazione tornò normale, le lacrime cessarono, e si calmò. Alla fine, diretta all’insegnante che aveva rivisto durante la terapia, aprì gli occhi e disse: “Ma è lei che deve vergognarsi! Che razza di maestra è?”.

Quando scese dal lettino era raggiante, mi ringraziò e mi abbracciò con tutte le sue forze.

Daniela era stata molto brava: voleva davvero cambiare, e aveva rivissuto con coraggio l’episodio doloroso. Aveva sentito nel proprio corpo la terribile vergogna e umiliazione che aveva provato in mezzo alla classe da bambina.

E la sua parte adulta, liberata dai fantasmi dell’Umiliazione e della Vergogna, era stata in grado di valutare l’esperienza per ciò che significava, e di reinterpretarla. La memoria emotiva del trauma era dissolta. Grazie alla psicoterapia R.E.EM., il ricordo dell’episodio restava, ma non suscitava più le antiche emozioni. E, a livello cellulare, il riequilibrio energetico era ripristinato.

Daniela, con la liberazione dai due fantasmi, si era davvero tolta due spine dolorose, che avevano rischiato di rovinarle la vita.

Il giorno dopo la madre mi telefonò tutta felice e mi annunciò che Daniela, tra lo stupore di tutti, quella mattina era andata volontaria all’interrogazione di Italiano. E aveva preso nove!

E pensare quanto danno aveva fatto il gesto sciocco e inconsulto di quell’insegnante…